venerdì 28 marzo 2014

Ritornata!!

Dopo un mesetto e mezzo di vacanza in giro per la splendida Tanzania, sono tornata dai miei bimbi....che mi mancavano un sacco!!!
Ed abbiamo ripreso a giocare e a farci le coccole....vi lascio un po' di loro foto...
Un bacio da tutti noi!!!!







giovedì 20 marzo 2014

Grazie.

Ciao amici miei, oggi volevo ringrziare voi tutti che mi seguite in questa bellissima eperienza e che a volte ricordate nei vostri pensieri questi bimbi dell'orfanotrofio di Tosamaganga in Tanzania.
In particolare ringrazio Leonardo che ci ha regalato delle montature per occhiali da vista per bambini, che ho fatto avere all'ospedale di Ipamba, qui vicino a noi.
Valentina che ci ha regalato dei panolini lavabili, che sono sempre molto utili e apprezzati!!!
E a Gherta che ci ha regalato dei medicinali, tra cui dei fermenti lattici per i bimbi.
Grazie ancora e se potete passate parola, un aiuto in più è sempre utile!!!

Vi ricordo che se avete pannolini lavabili o scarpe potete spedire a questo indirizzo:
Famiglia Grazioli
via Muralta 10
38121 TRENTO
Mentre se volete fare una donazione potete farla a questo conto, con oggetto "Una Twiga in Tanzania"
ELISA GRAZIOLI
IT37Q0503437070000000000105
BANCA POPOLARE SOCIETA' COOPERATIVA SAN LAZZARO DI SAVENA





domenica 16 marzo 2014

Una nave vecchia 100 anni... "LIEMBA"

"LIEMBA" ovvero "LA REGINA D'AFRICA"

Se non vedi..non credi...le parole, le foto ed i racconti non rendono a pieno ciò che l'imbarcazione più vecchia del continente africano regala ai miei occhi.
"Liemba", questo è il nome della nave costruita dai tedeschi cento anni fa e affondata nel 1916, fu recuperata 8 anni dopo dagli inglesi e rimessa in acqua.
I pezzi di questa nave sono tutti made in Germania e traspostati via treno da Dar es Salaam a Kigoma, assemblati in un anno e successivamente messa in acqua.
Siamo sul lago Tanganika al confine con il Congo e lo Zambia, qui si estende il bacino d'acqua dolce più lungo al mondo (660km) ed il secondo per volume d'acqua dato che é uno dei più profondi, ovvero 1436 m di profondità.
Nei confini della Tanzania, il porto più grande è Kigoma.
Kigoma, situata a nord del lago, è la prima tappa della Liemba, se si parte da nord e l'ultima se si parte da sud.
Da qui una nave soprannominata "La regina d'Africa" salpa due mercoledì al mese alle 5 di pomeriggio e attracca a Mpulungu in Zambia il venerdì in giornata.
Questa nave la possiamo definire il più grande mercato galleggiante dell'Africa, ossia tutto quello che non c'è da te lo porta LEI, dal cibo ai tessuti ai ricambi di macchina.
Le sue diciassette soste in tre giorni sono una cosa spettacolare, molte di esse non sono approdi, ma avvengono dei trasbordi di passeggeri e merci attraverso delle canoe o imbarcazioni in legno.
Questi trasbordi, sono una cosa surreale...la nave rallenta il motore, dal buio della notte si intravedono delle luci fioche avvicinarsi e prendere forma, sono canoe con gente e sacchi a non finire.
Mamme con bambini legati sulla schiena, bambini con secchi di pesce per salire a bordo e venderli ai passeggeri, borse e sacchi e ancora sacchi di pesciolini da portare al mercato in Zambia a vendere.
Una volta spenti i motori e gettata l'ancora arrivano a bordo le cime delle imbarcazioni, tra urla, il dondolio delle barche, gli occhi delle mamme con i loro piccoli sulla schiena non so dove guardare e cosa pensare; ora queste donne come fanno a salire sulla nave?
C'è un modo per tutto e per tutti, prima le donne con i bambini...vengono spinti a bordo, si proprio spinti perché un ragazzo da sotto spinge la donna verso l'alto dove si aggrappa alle braccia che l'aspettano sulla nave. Dentro di me penso "fa che tutto vada bene e che nessuno cada in acqua" e nello stesso tempo sono affascinata da tutto, le luci che rendono questa scena quasi surreale ma è lì davanti ai miei occhi, l'avevo letta in un'articolo ma non credevo fosse davvero così!
Caricati tutti i passeggeri ora è la volta della merce, che siano le 10 di mattina o le due di notte l'equipaggio è super attivo ed organizzato con tanto di braccio mobile che carica la merce a bordo!
E quando dico merce, dico tutto e niente, lo sapevate che su un barchino di legno ci possono stare un carrello, due motocoltivatori, 20 sacchi di farina 15 persone e molto altro? 
Beh vi dico che tutto è possibile sulla "Liemba".
Poi sul ponte si sente suonare una campanella, si spengono le luci, le imbarcazioni si allontanano, l'ancora viene salpata e via verso il prossimo attracco.
Questa nave oltre ad essere un mercato galleggiante, trasporta storie di vita una diversa dall'altra e di ogni paese.
Dal Burundi, al Congo, al Ruanda tutte queste persone hanno una storia e viaggiano dal nord del lago fino ad arrivare chi in un villaggio sulle sponde del lago chi alla fine a Mpulungu in Zambia.
In questo viaggio, grazie al kiswahili, ho potuto parlare con la gente, scambiare quattro chiacchiere con loro, che quando si accorgono che un "mzungu", ovvero un bianco parla la loro lingua sono felici ed incuriositi.
Due congolesi uomini d'affari sono diretti a Mpulungu, parlano congolese, inglese e kiswahili perfettamente, un ragazzo del Burundi, anche lui diretto in Zambia sta trasportando merce per il negozio della madre, molti mercanti popolano questa nave.
Ma non ci sono solo persone di affari, una ragazza di Kikoma di appena 18 anni sta andando a trovare dei parenti a Kasanga, mi racconta che purtroppo non ha potuto finire la scuola secondaria perché il padre è morto ed è la più grande di cinque sorelle, quindi ha dovuto lasciare la scuola per aiutare sua madre in casa.
Con un sorriso ed un attimo di timidezza ci mettiamo a chiacchierare e vuole imparare l'inglese, allora iniziamo a parlare poi vede la macchina fotografica e mi chiede una foto!
La macchina fotografica, è un aggeggio strano, a volte attira le persone, specialmente le ragazze, come un po' tutte noi sono vanitose quindi si fanno fotografare volentieri e si vogliono vedere e poi in quel momento iniziano le risate!!
Mentre a volte le persone sono spaventate e non vogliono assolutamente essere fotografate, specialmente le persone più anziane.
A Zanzibar, in un isoletta difronte a Kwenda, mi è successa una cosa buffa..arrivati al villaggio siamo stati accerchiati dai bambini, non saprei quanti fossero, ma davvero tanti..ma appena ti giravi con la macchina fotografica correvano e si nascondevano nei vicoli, era diventato quasi un gioco ormai...questo sciame di bambini che in un minuto si perdevano nelle stradine strette tra le case del villaggio.
Ma la macchina fotografica a volte non si riesce a tirare fuori, quando ti ritrovi nella terza o quarta classe della nave ai piani inferiori, dove tutte le persone stanno tutte accalcate in panche con i bambini sdraiati che dormono sui tavoli e le borse, valige a terra, lì non te la senti, è una foto che fai nella tua mente e poi cerchi di raccontarla.
Non te la senti di immortalarla, perché una persona che dorme a terra tra lo sporco in un corridoio di una nave non ti sembra giusto, ovvero non ci vuoi credere che qui le persone viaggino in queste condizioni, libri articoli te lo avevano raccontato ma finché i tuoi occhi non vedono tutto ciò, quei racconti non sembrano veri.
Ma le chiacchiere non finiscono, un bimbo mi si avvicina ed iniziamo a giocare con dei tappi delle bottiglie, poi é volta della mamma, l'amica, l'amica della amica e via si inizia a chiacchierare.
Mi chiedono cosa faccio e perché parlo la la loro lingua, così racconto anch'io la mia storia e quando vengono a sapere che lavoro in un orfanotrofio, mi ringraziano di aiutare i loro bambini.
Poi mi chiedono dell'Italia, della vita lì di quanto costa e del perché abbiamo pochi figli e così si chiacchiera e si ride per ore e si gioca con i bimbi.

Mi guardo attorno, sono su un ponte di una nave vecchia 100 anni, in mezzo al lago Tanganika, intorno a me ci sono persone che arrivano da tutto il mondo, persone come me che sono venute qui dal continente bianco a curiosare nel continente africano, altri "wazungu", ovvero bianchi con altrettante storie sono su questa nave.
C'è chi viene dall'America, per un viaggio studio, chi dall'Inghilterra come volontaria in un ospedale, chi sta cercando una strada per la sua vita, uno stato dove vivere, chi con le biciclette macinano dai 50 ai 100 km al giorno attraversando 5 stati in sei mesi, chi dal Sud Africa in moto cerca l'avventura in Nigeria, Congo, Tanzania oppure un padre come il mio che è venuto a trovare il suo figlio che lavora come volontario in Tanzania.
Tutti questi bianchi riuniti in questa nave è curioso, perché sulla terra ferma non si parlerebbero così tanto, anzi ma qui in questo spazio in questi giorni tutti parlano con tutti e l'inglese è la chiave di tutto.
E loro gli africani si chiedono ma i bianchi sono tutti amici e sono tutti un gruppo?Questa è una domanda che mi hanno fatto alcune persone, no tutti hanno un loro viaggio e per un attimo hanno incontrato quello degli altri e per tre giorni diventa un viaggio in comune e si chiacchiera e si sta insieme.


mercoledì 12 marzo 2014

Progetto "SIMAMA"


Ciao amici, vi ricordate che lo scorso gennaio con la mia piccola Neema siamo state al centro di riabilitazione chiamato INUKA?
Per chi si fosse perso il post, qui può vedere il link.
Questo progetto INUKA, oltre ad avere la struttura a Wanging'ombe per la settimana intensiva di fisioterapia come vi spiegavo, ha altri centri diurni ed il nome del progetto si chiama SIMAMA, il cui significato è IN PIEDI.
Questi centri sono differenti da INUKA, perché sono centri diurni, ovvero non c'è un ostello annesso e sono aperti dai 3 ai 5 giorni alla settimana a seconda dell'afflusso dei pazienti.
Anche qui, come ad Inuka, il procedimento è molto simile, ovvero c'è la registrazione, la visita al paziente e quindi una diagnosi che il dottore fa e discute con i terapisti occupazionali che successivamente saranno loro insieme al famigliare  a seguire il bambino.
La differenza che gli incontri sono giornalieri, ad esempio la mattina operano con bambini con disturbi fisici e nel pomeriggio con quelli con disturbi mentali.
Oltre ai giorni dell'apertura del centro, le terapiste occupazionali fanno servizio a domicilio, ovvero vanno presso le famiglie e controllano ed aiutano negli esercizi.
Questi centri che vi sto parlando si trovano nella regione di Mbeya, precisamente attorno all'omonima cittadina, che confina con la regione del Njombe dove si trova INUKA ed in questi giorni essendo nei paraggi ho pensato di visitarli.
I centri sono tre: Iwindi, Iunga e Simike, in quest'ultimo centro le mamme dei bambini hanno l'opportunità di lavorare assieme e fare il sapone liquido per poi venderlo, così guadagnano un qualcosa che le aiutano per pagare le cure dei propri bambini.
Qui potete vedere il link del progetto.







martedì 11 marzo 2014

Tra alcune tribù della Tanzania

In questo viaggio ho potuto conoscere varie persone e diverse tribù.
Si tribù, la Tanzania ha varie tribù, alcune molto antiche ed ancora integre.
Qui sotto potete vedere i vari tipi di capanne a seconda dell'area, ma piano piano ora le strutture vengono fatte in mattone. 


MASAI

Una delle più famose ed affascinanti sono i "Masai".
I Masai si estendono in varie zone della Tanzania, a nord-ovest verso il Kenya, intorno ed all'interno del Serengeti e del Ngorongoro e verso il centro sud nella zona del Tanganika e del Ruaha.
Ho avuto la fortuna di conoscere alcuni di loro ed entrare nei villaggi e prendere il tè nella loro capanne. 
Le abitazioni variano di forma a seconda della zona, a nord sono rotonde, mentre vicino al Ruaha hanno una forma rettangolare, ma entrambe sono fatte di sterco misto a fango e a legni, con tetti in paglia.
Il villaggio ha due recinti spinosi, che servono a proteggerlo dagli animali feroci.
Uno è situato all'esterno del villaggio ed uno all'interno dove la sera riposa il bestiame. Questo recinto mostra anche la ricchezza di questo villaggio, più è grande e più è ricco.
Intorno al recinto del bestiame, più o meno in senso circolare si estendono le capanne, nelle quali l'interno è diviso in due spazi,uno per cucinare dove si trova il fuoco e l'altro la parte notte, che é suddivisa a sua volta da due piccoli spazi dove in uno dorme la mamma con i bambini e l'altro il capo famiglia.
Poco più in là vicino al villaggio si trova un'altra capanna che raduna tutti i piccoli del villaggio formando una scuola materna.
L'istruzione tra i Masai oramai è diffusa e molti vanno a scuola, anche perché la primaria è obbligatoria dal governo stesso, ma purtroppo a volte si vedono alcuni gruppetti di bambini ai bordi delle strade con il loro gregge oppure aspettano i turisti che escono dai parchi per fare un piccolo spettacolino e quindi poi si aspettano regali o soldi. Questo non è una buona cosa, difatti noi turisti non dovremo mai fermarci a regalare penne, caramelle o soldi ai bambini, perché se no poi non andranno più a scuola, vedendo che aspettando il turista si guadagna.
Qui di se doveste fare un viaggio qui, o in generale in questi paesi vi inviterei a non regalare cose per strada, ma se avete penne o quaderni, cercate una scuola e date il tutto ad un maestro o un preside, che lui li distribuirà equamente. 
Ma perché questa tribù è così affascinante?
Inizialmente i lineamenti sono davvero differenti dai tanzaniani, ovvero sono alti, snelli e con dei lineamenti più fini.
Queste caratteristiche sono dovute dalla loro provenienza, ovvero provengono dalla valle del Nilo, poi successivamente si sono spostati a sud nel Kenya ed in Tanzania.
Quando camminano o saltano sono così eleganti con i loro corpi e le perline che dondolano sui loro colli e le loro orecchie piene di gioielli che catturano la nostra curiosità.
Gli uomini hanno varie cavigliere e collane, mentre le donne si adornano principalmente di orecchini, collane e le loro cavigliere sono differenti dagli uomini.
Gli orecchini sono spettacolari, grandi e pesanti, per quello i loro lobi si sformano con il tempo.
Le collane sono dei cerchi di mille colori che con le loro danze saltano in alto sui colli di queste donne.
Da questa tribù ho preso un sacco di ispirazioni per le mie creazioni, se dovessi rimanerci del tempo potrei scoprire tanti loro particolari...
Ma vediamo come si vestono, c'è una piccola differenza tra i Masai che abitano a nord nella regione di Arusha e quelli un po' più a sud nel Tanganika.
In entrambi i casi le donne si vestono uguali, ovvero con dei teli a tinta unita sul blu o sul bordeaux con dei ricami all'estremità in bianco, ma nel nord poi si coprono con dei teli a scacchi sempre sul blu o sul rosso ma con dei disegni tipo greche.
Mentre gli uomini, nella regione di Arusha hanno dei teli specialmente sul rosso a scacchi o sul blu ed ogni tanto dei teli con strisce colorati ma sempre con i colori predominanti del rosso e del blu.
Nel Tankanica gli uomini vestono con delle vesti differenti, perché hanno delle specie di greche a rombi e i teli a scacchi li usano per coprirsi ulteriormente.
Questi loro teli sono più vari, hanno più colori, sui verdi, rosso, giallo, nero, viola e altri, in più hanno due qualità, una stampata e quindi più economica e l'altra il disegno è tinto in filo e quindi un prezzo più alto, anche perché la tecnica è anche più laboriosa.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


DATOGA

Oltre ai Masai al nord della Tanzania, intorno al lago Eyasi, troviamo altre due tribù, le quali si sono mantenute abbastanza integre.
A nord del lago troviamo i Datoga, i quali inizialmente vivevano con i Masai, ma successivamente si sono divisi, perché questi ultimi credevano che tutte le bestie della terra Dio le avesse donate a loro e quindi sono di loro proprietà.
Dopo dei litigi tra Masai e i Datoga il governo assegnò ai Datoga una terra differente e lontana dai Masai, ovvero alle sponde del lago Eyasi.
Questa tribù si presenta molto simile ai Masai, ovvero il villaggio è formato esteticamente come quello Masai, ma sono tanti piccoli nuclei famigliari uno vicino all'altro.
C'è una casa del capo famiglia e le varie case delle mogli con i loro figli ed in un spazio vicino lavorano i metalli.
Ovvero sono famosi per i loro braccialetti, che io casualmente ho comperato ad Arusha e quando sono arrivata al villaggio mi hanno confermato che erano i loro, che coincidenza!
Bello perché sapevo che era una tribù che lì faceva ma non ero a conoscenza di quale, quindi ho colto l'occasione di farmi vedere il processo della lavorazione.
Inizialmente sciolgono il metallo sul fuoco, il quale è alimentato a legna e con delle pompe aumentano la fiamma e quindi i calore, si deve raggiungere più o meno i 900 gradi, sciolto il metallo viene versato in un contenitore e qui di fatto raffreddato per sette giorni.
Raffreddato per bene e direi che dopo sette giorni lo è, viene lavorato con martello e punte in metallo per le decorazioni.
Questi braccialetti poi vengono indossati nel braccio destro dalle donne sposate, le quali vestono con delle pelle sfrangiate e decorate con perline colorate.
Mentre le ragazze ancora non sposate, indossano delle vesti tipo quelle dei Masai.












HADZABE

Un'altra tirbù che vive sulle sponde orientali del lago Eyasi sono gli Hadzabe.
Questa tribù solitamente non ha abitazioni nelle quali ripararsi, ma vive sotto agli alberi, solo nella stagione delle piogge hanno delle capanne circolari fatte di fango e paglia nelle quali ripararsi dal mal tempo.
Gli Hadzabe vivono principalmente di caccia e raccolto, ovvero le donne si occupano di andare a raccogliere verdure e radici di stagione, mentre gli uomini solitamente la mattina presto per quattro o cinque ore cacciano.
Quasi tutta la durata della giornata uomini e donne vivono separatamente, perché svolgono due compiti differenti, mentre la sera si ricongiungono.
Questo momento di caccia l'ho potuto assaporare anch'io, con tre ragazzi della tribù siamo partiti e per un' oretta abbondante li ho seguiti.
Con dei movimenti snelli e silenziosi si avvicinavano agli alberi, puntavano l'arco, caricavano la freccia e via, un uccello preso!
Il loro modo di comunicazione tra i cacciatori è singolare, oltre a parlare la lingua hadzabe, usano schiocchi e fischi.
Principalmente cacciano, uccelli, scimmie, dik dik e altro, ma solo per uso personale, per la loro sopravvivenza, non vende la carne, non ha bisogno di soldi o altro, perché sono autosufficienti, gli unici soldi che prende sono quelli dei turisti quando vanno a visitarli.
Anche qui le donne fanne collanine di perline, sia per gli uomini, che indossano quando cacciano sia per i turisti, ma sono meno creative delle donne Masai, o almeno nel villaggio dove sono stata io.
L'istruzione invece è un problema, perché il governo ha provato ad aiutarli per integrarsi nella comunità tanzaniana, ma loro hanno rifiutato e preferiscono vivere come hanno fatto fino ad ora e quindi i bambini non frequentano ne scuole ne altro tipo di istruzione, neanche le nuove generazioni.
Una cosa curiosa, se vedete ho fotografato i piedi di un bimbo con delle campanelle.
Quando i bambini iniziano a camminare gli vengono legate queste campanelle così non si possono perdere nella foresta mentre camminano liberamente, perché sono sempre rintracciabili.








SUKUMA E CHAGA

Un'altra tribù che popola la parte meridionale del Lago Vittoria ed i dintorni dei laghi di Singida, sono i Sukuma.
Anche essi, come i Masai sono un popolo che vive di pastorizia.
Mentre ai piedi del Kilimanjaro e del Monte Meru, tempo a dietro c'erano i Chaga, i quali erano in forte contrasto con i Masai.
Questa tribù viveva in capanne di paglia con all'interno le proprie bestie, per la paura che venissero prese dai Masai, poi per un periodo si sono trasferiti nelle grotte.
Essi praticarono l'irrigazione da lunga data e l'ingegnosità dei loro sistemi suscitò ben presto curiosità verso di loro.